Brano: [...] un suo autonomo significato e renderà fruibili, nel campo microstorico, sociale, orale ecc., le indicazioni e le raccomandazioni, rimaste sin qui generiche, di non pochi studiosi.
Fra essi, come s'è visto, ve ne sono alcuni spinti da preoccupazioni di tipo sicuramente scientifico, ma ve ne sono anche altri pungolati da malcelato livore ideologico e da timori materiali neanche tanto elegantemente mascherati. Questo è senz'altro il caso di Renzo De Felice il quale con faziosità superiore a quella di certi suoi facili capri espiatori liquida in maniera sbrigativa e alquanto discutibile « l'apporto diretto del 1968 alla storiografia » (banalizzato in termini di « protervia intellettuale, estrema ideologizzazione, riduzione del marxismo a mero economicismo e del lavoro storico a strumento di lotta politica
e rivoluzionaria... », De Felice, art. cit., p. 103), soltanto per scagliarsi, poi, contro il suo vero obiettivo polemico e cioè contro l'unica « scuola » sufficientemente organizzata e vivace la quale si rifaccia, in Italia, all'importante, ancorché non « epocale », rottura sessantottesca. Per il motivo non disprezzabile, si direbbe, che in campo contemporaneistico si tratta dell'unica area dissenziente
11 R. DE FELICE, La storiografia contemporaneistica italiana dopo la seconda guerra mondiale, in « Storia contemporanea », x, febbraio 1979, n. 1, p. 105.
12 S. LANARO, Modello veneto e storia nazionale, in AA.VV., Una via alla storia. Rinnovamento didattico e raccolta delle fonti orali, Venezia, Arsenale Coop. Editrice, 1980, p. 158.
13 G. MANACORDA, Rivoluzione borghese e socialismo. Studi e saggi, Roma, Editori Riuniti, 1975, p. 391.
350 NOTERELLE E SCHERMAGLIE
« servita » da strutture editoriali durevoli, dotata di periodici propri e di coperture finanziarie discrete.
Non sono in realtà i panni « cu[...]
[...]5, p. 391.
350 NOTERELLE E SCHERMAGLIE
« servita » da strutture editoriali durevoli, dotata di periodici propri e di coperture finanziarie discrete.
Non sono in realtà i panni « curiali » indossati dagli storici della nuova sinistra postsessantottesca che si raccolgono attorno a tribune abbastanza autorevoli come « Italia contemporanea » o come la « Rivista di storia contemporanea » ad assillare uno studioso del peso e dell'influenza di Renzo De Felice (il quale, infatti, dispone a sua volta di fondi e pubblici e privati di tutto riguardo e controlla esiti editoriali in gran copia). Ad allarmare il nostro massimo cultore del fascismo
e della sua storia contribuiscono invece, in pari grado, scoperte ragioni « concorrenziali » e, non ultima, la circostanza che riesce assai difficile sbarazzarsi dei propri piú scomodi contraddittori ove a divulgarne le idee e le acquisizioni di ricerca provvedano organi su cui non è lecito (ancora...) fulminare sic et simpliciter la scomunica dell'« autoesclusione dalla storiografia e dal campo scientifico » [...]
[...]po d'intervento microstorico dovrebbero conservare agli occhi dei loro critici piú corrosivi una minima patente di credibilità professionale.
Sul fatto che la storiografia di nuova sinistra abbia conseguito, limitatamente al piano della ricerca documentaria, « risultati non privi di interesse », non è assolutamente il caso d'insistere anche perché il feticismo delle fonti che avvicina l'impianto mentale e teorico dei positivisti in ritardo alla De Felice alle tradizionali inclinazioni dei vecchi eruditi ed accatastatori di dati è già stato piú volte criticato 14. Ma sul tentativo di esorcizzare lo spettro di nuove situazioni fluide e progressive e di stornare la concreta minaccia di frattura incombente sui corpi istituzionali e coesi della storiografia accademica o « accreditata », occorre riflettere perché nessuno può piú credere oggi che la « questione della strutturazione delle ricerche e degli scambi sia secondaria » 15
Il problema concreto dell'organizzazione del lavoro storico e delle sue forme di sostentamento richiama alla mente in m[...]
[...]ca stavolta, non farebbe che stravolgerli e aggravarli.
Anche se non potranno mai contare su appoggi influenti e su patrocinii italiani e stranieri difficilmente discutibili, preferiamo augurarci, quindi, che siano destinati a incontrare, coll'andar del tempo, maggiore successo (di critica e di pubblico, ma altresí di risultati effettivi) gli « storici selvaggi » e di complemento revocati in luce dalla temperie postsessantottesca e detestati da De Felice e consorti. La loro irruenza e i cambiamenti ch'essa sta a significare invogliano a protrarre e a precisare lo sforzo di ricerca d'immagini storiche alternative, ma alternative davvero, rispetto a quelle trasmesse dai gruppi dominanti di cui le proposte della storiografia sociale cattolica costituiscono solo una smaliziata variante.
EMILIO FRANZINA
16 Cfr. E. FRANZINA, Merica! Merica! Emigrazione e colonizzazione nelle lettere dei contadini veneti in America Latina, Milano, Feltrinelli, 1979, p. 27.
lz Importanti, anche se qua e là pleonastici, risultano i volumi dedicati all'illustrazione[...]